La Rocca del Globo
Dopo aver rotto le scatole a tutti per mesi e sognato di intraprendere questo viaggio per anni è arrivato il momento di partire.
Sono carico e determinato come mai mi è capitato di essere. Per la prima volta parto in solitaria, io e la mia moto. Il giro previsto è lungo, molto lungo, non lo so ancora con certezza ma saranno più di 10000 chilometri. Nei momenti di lucidità qualche perplessità mi viene: la paura di non farcela, di aver voglia di tornare a casa...
Nonostante tutto prevale il mio spirito da mototurista. Devo andare.
Per evitare il caldo che negli ultimi giorni ha fatto boccheggiare tutta la Pianura Padana programmo una partenza notturna che anticipo ulteriormente forse a causa dell'adrenalina endogena da inizio viaggio. Alle 3.30 sono in moto.
Mi fermo a fare colazione in tangenziale all'autogrill, i ragazzi appena usciti dalle discoteche girano attorno alla mia moto carica tutti incuriositi.
Attraverso il valico autostradale di Brogeda, anche le guardie di confine svizzere mi guardano con aria perplessa, immagino che di motociclisti a quell'ora non ne passino molti.
Il timore di sentire caldo non dura molto, sono partito da casa con 22°C ma ben presto la temperatura scende fino ai 12°C del San Bernardino per poi non risalire più di tanto a causa delle
abbondanti piogge che trovo anche una volta superate le Alpi.
Nel primo pomeriggio, dopo 12 ore di guida e quasi 900 km percorsi, mi fermo in periferia di Göttingen e prendo una stanza in un hotel carino e confortevole, con annesso ristorante italiano gestito da un simpatico siciliano.
Il ghiaccio è rotto, l'avventura è cominciata.
La sveglia suona di buon'ora, giusto il tempo per la colazione e poi via di nuovo sulla AutoBahn. Giunto nei pressi di Amburgo il traffico aumenta e le velocità di percorrenza si riducono ma fortunatamente passo il tunnel sotto il fiume Elba senza particolari problemi. Qualche rallentamento anche a Lubecca, e nel mezzogiorno arrivo al porto di Puttgarden al quale, dopo una breve attesa, mi imbarco sul traghetto che mi porterà a Rødbyhavn in Danimarca. Pranzo seduto comodo alla caffetteria di bordo.
Sulla autostrade danesi il traffico è decisamente ridimensionato, fatta eccezione per la periferia di Copenaghen dove, tra l'altro, vengo sorpreso da due temporali violentissimi che affronto con la massima tranquillità riducendo la velocità e contando sul mio abbigliamento tecnico.
A partire dal 1° giugno del 2000 il passaggio in Svezia è assicurato dall'Øresundsbron, costato 3 miliardi di dollari è il ponte strallato più lungo d'Europa, quasi 16 chilometri. Percorrerlo è impressionante.
Superata Malmö mi dirigo verso nord in cerca di un posto per la notte. La zona non è molto ricettiva, fortunatamente però è ancora presto e trovo libero uno dei due bungalow nel piccolissimo camping di Klippan, un paesino nelle campagne a nord-est di Helsingborg.
Sarà forse perchè la distanza da casa comincia ad essere considerevole, ma è incredibile come le sensazioni si amplifichino: lasciando il camping quella mattina, improvvisamente mi si spegne la moto. Nulla di particolare, premo sul bottone di avviamento e riparte. Però scattano pensieri che forse vicino casa non avresti e così i primi 100 chilometri di questa giornata li ho fatti con un po' di preoccupazione che, sentendo il boxer girare come un violino, svanisce completamente quando sorpassando (e salutando) tre camper italiani le nuvole si diradano sino a mostrare il sole e l'azzurro del cielo.
La giornata procede alla grande, con temperature miti e sole. Faccio una deviazione in centro a Stoccolma, giusto per buttare un occhio alla bellissima città costruita sui canali, ma credo che le capitali vadano girate a piedi e il traffico è caotico. La mia meta è altrove. Dopo aver fatto un po' di provviste proseguo quindi verso nord.
Qualche acquazzone ormai fa parte del gioco, nemmeno ci presto più attenzione, in Scandinavia è normale.
Nel pomeriggio mi affido nuovamente al GPS per la ricerca di un campeggio, e per la seconda volta (lo fece anche nella giornata di ieri) mi porta ad una grossa struttura, al completo. Consulto quindi la guida dei camping svedesi, faccio un paio di telefonate, e prenoto una stanza in un camping immerso nella natura sulle rive di un piccolo fiordo nei pressi di Ljusne, sul Mar Baltico, che raggiungo in serata.
Ho guidato per quasi 800 chilometri anche oggi, alla sera vado a letto un po' più stanco del solito.
Ieri sera sono andato a dormire veramente stanco, e nonostante rimanga volutamente a letto un'oretta in più del solito, stamane mi sveglio più stanco ancora. A fatica eseguo tutto il rituale mattutino di riordino bagagli, carico la moto e parto ugualmente, col manubrio sempre rivolto verso nord.
A metà mattina poi mi succede una cosa strana: mi fermo per fare rifornimento ad un'area di servizio, mangio due biscotti, mi bevo un bel bicchierone di caffè bollente ed all'improvviso mi sento un altro, completamente rigenerato! Non mi è mai successa una cosa del genere!
La giornata trascorre alla grande, anche oggi sole e bel tempo, forse la vicinanza della costa baltica aiuta, un solo acquazzone (con grandine). L'autostrada è finita ed i tempi di spostamento si allungano, c'è ancora qualche tratto con il limite di 110 km/h ma ora si attraversano le città con semafori e rotatorie che abbassano notevolmente le medie di percorrenza.
A metà pomeriggio scorgo un campeggio sulla mia sinistra, non vorrei esagerare e decido che può bastare, nonostante tutto sono 500 chilometri anche oggi. La casetta è calda e comfortevole e ci arriva pure il segnale del wi-fi.
Anche la giornata di oggi fila via liscia come l'olio, con gli ultimi tratti di Svezia che consentivano spesso ancora andature autostradali, giungo al confine di stato ad Haparanda all'ora di pranzo e ne approfitto per spendere in cibo e provviste le ultime corone svedesi, proseguo poi per gli ultimi 100 km in Finlandia fino a Rovaniemi. Il lungo trasferimento si può considerare terminato. Sono in viaggio da 5 giorni ed ho percorso oltre 3200 chilometri. Sono arrivato al Circolo Polare Artico (Lat. 66°32'35" N), non mi sembra vero, stento a crederci e quando guardo la cartina a stento riesco a trattenere il magone...
Il tempo di un rapida perlustrazione al Santa Claus Village, un centro visitatori prettamente turistico, una roba da gita in pullmann dalla quale scappo in fretta e furia, e mi dirigo verso un bellissimo camping sulla riva del fiume Kemijoki giunto al quale una bellissima ragazza dai capelli biondissimi, mi consegna le chiavi di un bungalow fantastico, dotato di servizi, TV e tutti i comfort. La miglior sistemazione dell'intero viaggio.
Nella giornata di oggi ho attraversato la Lapponia orientale. Parto da Rovaniemi piuttosto presto, le auto e le moto degli altri ospiti del camping sono, come sempre, ancora tutte fuori dai rispettivi bungalow. Per quanto mi riguarda, anche a queste latitudini dove è tutto spostato un po' più tardi nella mattinata, rimane vigente la regola che il mattino ha l'oro in bocca.
Percorro la 4, sempre verso nord, attraverso Ivalo, dove faccio qualche provvista ad un supermercato, e giunto ad Inari mi fermo per il pranzo al caldo dell'unica caffetteria, annessa alla quale c'è un bellissimo negozietto di prodotti di artigianato lappone. Non ho spazio per i souvenirs ma compro due adesivi, li regalerò ad un caro amico, le promesse vanno mantenute.
Rimonto in sella e faccio una piccola deviazione sterrata fino ad un punto panoramico dal quale si scorge dall'alto il suggestivo Lago di Inari caratterizzato dalle numerose isolette ed insenature, panorami ai quali non siamo abituati e che lasciano a bocca aperta.
Quassù c'è già poca gente in giro, la strada più battuta per Capo Nord proseguiva verso est, prima di Inari, ed ora è giunto il momento di lasciare i luoghi "popolati". Mi dirigo sulla 971, 200 chilometri di nulla totale, solo laghi, pini, betulle e qualche renna, poi niente e nessuno. Devo solo stare attento a guardare avanti ed a non farmi distrarre troppo dal panorama che comincia a farsi più interessante delle foreste svedesi, il popolo Sami, originario di questi luoghi, dice che fare un frontale con questi erbivori dal grosso palco non è molto divertente! Per il resto gli specchietti retrovisori ce li si può dimenticare, se dietro non hai nessuno, nessuno arriverà.
Unico incontro: due ragazzi italiani a bordo di un VW California. Incredulo mi fermo a fare due chiacchiere. Li ritroverò più volte nei giorni seguenti.
Giungo al confine prima del quale faccio rifornimento approfittando del costo vantaggioso del carburante in Finlandia e del pagamento in Euro, dopodichè lo varco e sono in Norvegia.
Il panorama nel Firmark cambia ancora, fanno capolino i primi fiordi che si insinuano tra modeste alture che, nonostante la latitudine (69° N), sono ricoperte di alta vegetazione almeno fino a 250 metri di quota, viaggiandoci accanto percepisci l'odore del mare e il tempo grigio ed a tratti piovoso dona al tutto un'atmosfera criptica indescrivibile.
Giungo così nei pressi di Kirkenes a metà pomeriggio, individuo subito un bel campeggio appena fuori dalla cittadina, nel quale mi sistemo in una confortevole Hytte ubicata tra una fitta vegetazione.
Questa tappa sarà caratterizzata da un crescendo di emozioni. E' il gran giorno.
Mi alzo la mattina che sento in me un'emozione mai provata. Inizio a percorrere i 400 chilometri scarsi che mi separano dalla rupe, il panorama è quello della tundra, a queste latitudini non crescono più le piante, attraverso un altopiano dall'aspetto lunare e mi fermo alla caffetteria di Ifjord a rigenerarmi, un caffè ed un waffle è quello che ci vuole a metà mattina. Il pranzo lo farò più avanti al bar di una già collaudata catena di stazioni di servizio, la STATOIL, presso il quale faccio due chiacchiere con un agente di polizia che molto gentilmente acconsente anche a farmi fotografare la sua auto di servizio.
Pochi minuti di sosta e risalgo in moto, ho come fretta di raggiungere la meta di oggi, non è una meta qualunque. La strada è veloce, deserta, ad un certo punto si affaccia sul mare: il Porsangerfjorden si mostra maestoso con le sue isole. Il meteo sembra buono ma manca ancora un po', prego perchè rimanga tale.
Giunto a Lakselv noto che il traffico aumenta, incrocio qualche moto (ne avrò incrociate due o tre da quando sono in Norvegia), ed infatti mi immetto sulla E6, la strada che arriva da Inari, dalla Finlandia, quella che fanno tutti.
L'ultimo centinaio di chilometri è tutto sulla costa, la prima emozione all'inizio della municipalità (il cartello Nordkapp kommune), poi il tunnel sottomarino passando a 212 metri sotto il livello del mare mi consente di approdare sull'isola di Magerøya. Manca poco.
Sono a corto di carburante ma ad Honningsvåg posso fare il pieno e riprendere la strada, gli ultimi 30 chilometri, in salita, su quest'isola che sembra la luna, curva dopo curva, il freddo aumenta, il termometro segna 7°C ma io viaggio col casco aperto, respirando profondamente quest'aria surreale... è l'aria che c'è in cima al mondo.
Ce l'ho fatta.
Visto il filmato proiettato sullo schermo panoramico mi siedo dietro i vetri della caffetteria del centro visitatori e rimango almeno mezzora a sorseggiare il caffè bollente con gli occhi fissi sul globo. Non mi sembra vero.
Mi sistemo a Skarsvåg, torno quindi indietro di 12 chilometri, nel campeggio più a nord del mondo, alla cui caffetteria faccio cena insieme a due ragazzi di Cuneo conosciuti nel pomeriggio all'ultimo distributore festeggiando il raggiungimento della meta: 71°10'21" N!
La giornata non poteva concludersi meglio: dopo cena ripercorriamo la strada e torniamo alla rupe... non sarà propriamente il sole di mezzanotte ma direi che ci siamo molto vicini. Vi giuro che è da togliere il fiato.
Lasciare l'isola di Magerøya non è stato semplice. La tentazione di ripercorrere i 13 km che mi separavano dal globo è stata fortissima ma come si dice "The Show Must Go
On"!
E così stamane si inverte il senso di marcia: via verso sud.
Dopo 5000 km di strada dritta, finalmente percorro anche un po' di curve, da pennellare sempre con moderazione non solo per la severità delle contravvenzioni norvegesi per chi sorpassa i
limiti, ma anche perchè sono a pieno carico e c'è ancora il rischio di trovarsi in braccio qualche renna!
Il panorama mi da sicuramente una mano a mantenere il ritmo giusto, compaiono infatti i primi fiordi che, oltre a trasmettere una calma innaturale, fanno si che sia pressochè impossibile
non fermarsi per fare qualche foto.
L'intenzione era quella di arrivare fino a Tromsø ma nel primo pomeriggio scorgo un bel campeggio in riva al mare e, siccome ora sono in vacanza, decido che un po' di riposo non posso che
meritarmelo!
Uno sprazio di sole ieri sera mi aveva fatto ben sperare per il meteo di oggi, ma niente da fare.
Percorro gli ultimi 100 chilometri di Lofoten sotto una pioggerellina fine fine, arrivo alla fine della strada, ad un piccolo villaggio dal nome decisamente singolare: Å.
Un rapido sguardo alle costruzioni caratteristiche, sono bellissime, ma nel frattempo l'intensità della pioggia è aumentata e diventa difficile anche tirare fuori dalla tasca la macchina fotografica. Torno sui miei passi per qualche chilometro e nel mezzogiorno sono a Moskenes, lascio la moto in coda all'imbarco e mi rintano nella caffetteria dove pranzo in compagnia di qualche italiano di passaggio.
Nel frattempo il dehor viene pian piano invaso da un gruppo di ragazzi nord europei nemmeno ventenni, in giro a piedi con i loro zaini giganteschi, sono bagnati fradici e spettinati, bellissimi nei loro sorrisi che caratterizzano il loro spirito di avventura, provo un pizzico di invidia per loro... purtroppo indietro nel tempo non si può tornare, mai.
La traversata dura 4 ore e mezza, il mare il burrasca mette a dura prova il mio stomaco, la nave ondeggia in modo spaventoso frangendo onde alte più di lei. Arrivo a Bodø stanco, stralunato e col mal di mare. Il tempo di trovare un camping, prepararmi la cena, e crollo a letto.
La giornata di oggi la trascorro sulla 17, un po' in sella e un po' sui ferries. E' incredibile, i norvegesi costruiscono ponti sospesi dall'architettura spettacolare e scavano gallerie lunghe anche 6 o 7 km anche solo per collegare piccoli villaggi sperduti, viene subito da pensare ai costi di queste opere e a come siamo abituati a considerarle... basterebbe un po' di amore per la propria terra per cambiare punto di vista...
La tranquillità dei fiordi mi consente una guida rilassata, meditativa, e nei tratti senza pioggia viaggiare a casco aperto non fa che aumentare il contatto con questa natura meravigliosa. Le emozioni sono tutte amplificate, e anche la vista di una lingua del ghiacciaio Nordfjordbreen che quasi lambisce il mare mi fa avere un tuffo al cuore.
Viaggiare da solo poi ti predispone al contatto con gli altri, persone fuori dal comune, gente spettacolare, oggi durante la navigazione e l'attesa per l'imbarco mi sono imbattuto ed ho fatto 4 chiacchiere con due motociclisti, marito e moglie, in viaggio da 3 mesi, ognuno con la propria moto, hanno percorso fino ad ora 21000 km e provenivano da Dubai!! Incredibile!
Mi lascio alle spalle il grande nord e scendo sotto il circolo polare artico, dalla nave saluto il piccolo globo di metallo che lo indica sulla costa: non so per quale ragione ma sento che più che un addio è un arrivederci...
La mia giornata termina in un bellissimo campeggio situato 16 chilometri a sud di Mo-i-Rana giunto al quale una gentilissima signora mi consegna le chiavi di una hytte spaziosa e comfortevole, di notte comincia a far buio di nuovo e non è quasi più necessario accendere il riscaldamento.
Mamma che giornata ragazzi!!!
Sono cominciate le curve vere!!!
Si vola sul tetto della Scandinavia!!
Prima giornata davvero monotona di tutto il viaggio.