Il legame tra il Boss e San Siro risale a quasi 30 anni fa, ai tempi di "Born in the USA", e questa unione ormai indissolubile si è percepita più che mai al suo quinto concerto nel tempio del
calcio milanese che ogni estate si trasforma in cornice grandiosa e suggestiva per i grandi spettacoli.
Viene cinicamente da pensare che ogni artista ami alla follia la città in cui si esibisce, certo, ma la sincerità di Bruce Springsteen sembra vera quando durante le 3 ore abbondanti di concerto
ripeteva più volte "I love you San Siro!"
I fans seduti sugli spalti per tutta risposta lo ricambiano componendo una scritta grande come tutto lo stadio: "OUR LOVE IS REAL".
Prima di poterlo ascoltare dal vivo sentivo spesso parlare dei concerti del Boss e del coinvolgimento del pubblico, mi chiedevo come fosse possibile in uno stadio con 80000 presenti. Beh, vi
assicuro che è possibile. Lui ne è capace, e anche stavolta è stato un concerto grandioso al quale ho assistito coi i miei amici del "Concert Group" per la prima volta nel prato, sistemazione
decisamente rock e suggestiva.
Non sto nemmeno a scervellarmi su come trasmettervi l'aspetto emozionale, non potrei scrivere meglio del mio amico Fabio che la mattina seguente in un messaggio confidenziale ha così riassunto e
che ho l'estremo piacere di citarvi:
"I wanna know if love is real", voglio sapere se l'amore è reale, concreto, vero. Quel verso della sua canzone più celebre, Born to Run, scritta quando era un giovane incazzato
con la vita e il mondo, è risuonato ieri sera un po' come il senso stesso della carriera di questo artista, che della sfida a se stesso ed alla vita ha fatto la sua missione. Capire cioè se
quella che solitamente è una promessa vana e fragile e corruttibile come è quella del rock'n'roll invece possa essere qualcosa che da consistenza e spessore alla
vita stessa. Non posso darvi la vita eterna, ma posso darvi la vita, qui e adesso, disse una volta durante uno dei suoi spettacoli.